Molto spesso sento adulti che si occupano di bambini, come Educatori e Genitori, parlare al bambino con una modalità che non aiuta per niente alla crescita dell’autostima e, anzi, colloca il bambino in una categorizzazione che non gli appartiene.
Le etichette sono giudizi di valore che gli adulti usano, positivamente o negativamente, per definire il comportamento o le caratteristiche dei bambini.
Anche il semplice “bravo” che si viene rivolto al bambino per tutto, fa pensare che allora esistano anche i bambini cattivi: proviamo a riflettere se è questo veramente ciò che pensiamo di lui. Assegnare delle etichette fa sì che questo bambino si senta già di essere qualcosa che ancora non è, che non ha vissuto o interiorizzato nel corpo come primo oggetto di conoscenza.
Qualche giorno fa ho sentito in un programma televisivo dei consigli su come lodare i bambini tramite il dire spesso “bravi” perché hanno mangiato, “bravi” perché hanno dormito, “bravi” perché hanno fatto i compiti, privandoli così della possibilità di non essere all’altezza di quello che fanno.
Un modo migliore sarebbe quello di ricercare parole semplici e accoglienti come: “hai finito bene determinata cosa”, “ho visto che ci hai provato”, “molto bene che vuoi riprovare a farlo”, “hai terminato benissimo questa cosa”, ecc.
Come adulti che si prendono cura di bambini, abbiamo la responsabilità di far vivere e conoscere il mondo che abitiamo in modo da permettere loro di poter esprimere sé stessi, facendo anche degli errori, in modo da lasciarli conoscere, senza rispondere solo alle aspettative degli adulti, privandosi di ciò che realmente desiderano e sentono.
Noi adulti abbiamo un ruolo fondamentale nello sviluppo psicoemotivo dei bambini, come punto di riferimento e di fiducia in cui i bambini trovano conferma nelle nostre parole. Dunque se ad esempio dicessi ad un bambino che è pigro, il bambino farà di tutto per essere proprio così per sentirsi amato da noi. In questo modo si nuoce enormemente alla sua autostima e alla sua autoefficacia.
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